La Resistenza Palestinese è un esempio di lotta per tutti i popoli sfruttati e oppressi del pianeta.
Questa forza agisce in maniera duplice: da un lato, la solidarietà globale fornisce supporto a chi combatte in Palestina contro l’occupazione coloniale sionista, mentre dall’altro, la determinazione del popolo palestinese ispira le lotte di altri popoli contro le proprie classi dominanti.
La Resistenza Palestinese ha la capacità di disvelare i meccanismi alla base dell’oppressione capitalista odierna, rendendo lampante come il sionismo sia una delle manifestazioni dell’imperialismo.
Per questo, rappresenta un problema comune a tutti coloro che combattono per liberarsi dalle proprie catene.
L’asse della Resistenza
La solidarietà dei popoli geograficamente vicini alla Palestina ha un peso e un impatto diverso rispetto a quella che i popoli dei centri imperialisti possono offrire oggi.
Ciò è dovuto al fatto che le popolazioni e alcuni governi di questi paesi hanno sperimentato direttamente e continuano a vivere la minaccia dell’imperialismo occidentale nelle loro terre.
Il sostegno alla causa palestinese che proviene da quei gruppi che operano sotto il nome di Asse della Resistenza (Iran, Iraq, Siria, Libano e Yemen) ha la capacità di ostacolare manu militari gli interessi economici e i piani militari stessi dell’entità sionista e di tutti coloro che la finanziano e sostengono direttamente, Stati Uniti in primis. Nato come argine contro l’aggressività statunitense e sionista nella regione, soprattutto per opera dell’Iran, l’Asse della Resistenza oggi rappresenta in un certo senso un deterrente contro l’azione sionista.
Quest’ultima non può agire indisturbata nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania senza doversi preoccupare di altri fronti. Abbiamo assistito al susseguirsi di attacchi diretti alle basi militari statunitensi in Iraq e Siria, assistiamo quotidianamente all’impegno delle forze di Hezbollah contro le truppe sioniste nel nord della Palestina occupata e vediamo un popolo come quello Yemenita, sotto la guida degli Houti, paralizzare una delle rotte commerciali più importanti del globo, nonostante esca da anni di sanguinosi conflitti. Se l’entità sionista non è riuscita fino a ora a portare a compimento i suoi piani genocidi a Gaza, ciò è dovuto certamente alla tenacia della Resistenza Palestinese e, in secondo luogo, a tutto il sostegno logistico, economico e militare fornito.
Rompere il supporto ad “Israele”
Il sostegno proveniente dal resto del mondo, arabo e non, alla causa palestinese ha senza dubbio un portato storico. Le immagini delle piazze oceaniche che si sono moltiplicate in ogni angolo del pianeta, anche nel ventre della bestia (i centri imperialisti) descrivono meglio di mille parole da che parte stanno i popoli oggi. La forza di questa solidarietà ha fatto sì che persino molti governi prendessero parola sulla questione a favore della Palestina, anche se nella grande maggioranza dei casi alle parole non sono seguiti fatti concreti. Ad oggi, un paio di casi esemplari sono rappresentati dal Sudafrica, che sta conducendo una battaglia di denuncia per genocidio nei confronti di “Israele” al Tribunale delle Nazioni Unite, il Brasile che ha rotto ogni tipo di rapporto diplomatico con l’entità sionista, infine la Spagna, che ha aperto una discussione sul riconoscimento ufficiale della Palestina. Tutto ciò, insieme alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il cessate il fuoco, è un segnale della crisi di egemonia dell’imperialismo occidentale e delle sue politiche in Medio Oriente.
In Italia, la solidarietà alla causa palestinese è penetrata in ogni luogo di mobilitazione possibile. Gli studenti delle scuole superiori stanno mettendo al centro delle loro rivendicazioni la fine del genocidio in Palestina. Diverse facoltà in tutta Italia sono state occupate nel periodo invernale proprio in solidarietà alla Resistenza Palestinese. I lavoratori, principalmente immigrati, hanno portato questo contenuto all’interno delle loro mobilitazioni. Il boicottaggio degli interessi economici sionisti e degli accordi tra istituzioni italiane e israeliane ha ripreso vigore. La legittimità che l’entità sionista si è costruita in tutto l’occidente con accordi industriali, militari ed accademici è crollata e le lotte che la popolazione solidale con la Palestina mette in campo stanno creando una breccia.
Significative sono le campagne di boicottaggio che stanno riguardando il mondo universitario italiano e moltissime università italiane stanno ricevendo forti pressioni dagli studenti, e non solo, affinché questi rapporti vengano interrotti.
La tigre di carta reagisce
L’imperialismo tuttavia non sta a guardare, e reagisce violentemente a questa enorme ondata di solidarietà. In primis, assistiamo a un’escalation continua da parte di “Israele” proprio contro quei paesi dove l’Asse della Resistenza opera.
Stati Uniti e Gran Bretagna hanno effettuato bombardamenti diretti in Yemen, mentre l’Europa (con la missione militare Aspides a guida italiana), punta formalmente a difendere le proprie rotte commerciali.
Contemporaneamente in tutti i fronti interni dei paesi imperialisti occidentali assistiamo a un restringimento costante degli spazi politici e in particolare degli spazi in cui la solidarietà alla Resistenza Palestinese si esprime. In alcuni paesi sono messi al bando gruppi che hanno come principale attività quella della solidarietà e sono vietate le manifestazioni.
In altri, come avviene in Italia, vengono colpiti singoli individui o caricate le manifestazioni solidali, come gli studenti in lotta, per spaventare e disincentivare le persone a scendere in piazza.
Tutto questo non ha minimamente intaccato la vastità del movimento di solidarietà alla Palestina dimostrando al contrario la debolezza occidentale nel perpetrare i propri piani di saccheggio del resto del mondo.
15 MAGGIO
L’INTIFADA DEGLI STUDENTI
DAGLI STATI UNITI ARRIVA IN ITALIA
QUEST’ANNO LA NAKBA NON SARÀ SOLO TRISTE RICORDO, MA GIORNATA DI LOTTA
È giunto il momento di globalizzare la lotta studentesca per la Palestina e renderla un fenomeno di massa che coinvolga tutte le istituzioni accademiche dell’Occidente complici di genocidio. Unire gli sforzi è ora fondamentale per tutte le realtà solidali con la causa palestinese. Quello che viviamo è un momento storico che dobbiamo sfruttare per rinvigorire le nostre lotte comuni e creare un fronte unito contro imperialismo e colonialismo negli spazi liberi delle università. Lə nostrə compagnə negli Stati Uniti, nonostante le violentissime repressioni, stanno continuando a resistere a testa alta. Noi non possiamo, e non dobbiamo, essere da meno!
TUTTE LE UNIVERSITÀ E TUTTE LE CITTÀ D’ITALIA DEVONO MOBILITARSI PER
– L’arresto del genocidio, l’impedimento dell’invasione di Rafah e il supporto alla Resistenza palestinese;
– La risoluzione immediata di TUTTI gli accordi universitari con atenei e aziende ubicate in Israele e il boicottaggio totale del sistema accademico israeliano;
– La risoluzione dell’Accordo bilaterale di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico del 2000 tra Italia e Israele.