Sionismo

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maglietta sionisti
Maglietta in voga nell’esercito israeliano

Cos’è

Il sionismo è l’ideologia politica fondante dello Stato di Israele, basato sul separatismo etnico, lo sciovinismo e la giustificazione del colonialismo d’insediamento: il sangue ed il suolo devono essere fattori costituenti della nazione.
Il sionismo porta avanti l’idea che la stirpe ebraica sia unica, rifiutando l’assimilazione e la parificazione con gli altri popoli, e deve costruire uno Stato, nella terra promessa di Dio, che ne tuteli l’identità ed il destino storico.
Vediamo quindi come, da un lato, la politica debba essere subordinata alla tutela della comunità razziale-nazionale, in particolar modo della sua purezza, e dall’altro vi è la concezione che il popolo eletto debba espandersi, anche a discapito degli altri.

Lo stato ebraico quindi si forma sull’etnocrazia, ovvero sul concetto di etnia pura, infatti il sionismo è discriminante anche tra gli ebrei stessi: all’interno della comunità ultraortodossa c’è una divisione gerarchica a seconda della purezza della razza, in base al paese di provenienza dei propri antenati.
Al vertice ci sono gli ashkenazi, provenienti dall’Europa dell’est, poi i sephardi e infine gli ebrei etiopi.

Quando nasce

Il movimento sionista si sviluppa in Europa nel corso dell’Ottocento. Il 29 agosto 1897 è convocato a Basilea, su promozione di Herzl, giornalista ungherese autore di “Lo Stato Ebraico”, il primo congresso sionista mondiale nel corso del quale viene costituita l’Organizzazione Sionista Mondiale ed elaborato un programma che prevedeva la creazione in Palestina di insediamenti ebraici.

I primi anni del 1900 sono fruttuosi per il progetto sionista, che inizia a comprare terre e creare le prime colonie. In particolare negli anni ’20, quando la Palestina si trovava sotto il protettorato britannico, si apre la strada all’ingresso di grandi capitali privati ebraici, che mettono in crisi l’economia araba, costringendo gli autoctoni ad avere come unica alternativa la vendita delle terre, accelerando il processo di colonizzazione del territorio.

Nel 1947 l’Inghilterra rimette il mandato della Palestina all’Onu ed il 15 maggio 1948 il sionismo politico trova la sua concretizzazione nella proclamazione unilaterale dello Stato Ebraico, con la cacciata di 800mila profughi palestinesi e 531 villaggi distrutti e cancellati dalle mappe, 11 quartieri urbani svuotati e massacri che videro migliaia di combattenti e soprattutto civili palestinesi ammazzati, spesso fra abusi di ogni tipo. Parliamo di un processo che fu in tutto e per tutto una pulizia etnica per cancellare un popolo da una terra ed insediarne un altro.

I palestinesi ricordano il 15 maggio del 1948 come la NAKBA ovvero la CATASTROFE.

Da qui in poi il progetto sionista cresce e si espande, avallato dagli interessi dei paesi imperialisti, trovando la ferma opposizione solo da parte dei popoli arabi, in primis di quello palestinese e della sua Resistenza.

Perché nasce

Il sionismo, apparato ideologico di una fazione della borghesia ebraica, nasce in risposta alle esigenze del capitalismo ebraico di svilupparsi, in un momento storico in cui il sistema capitalista vede il suo passaggio alla fase imperialista.
In un periodo, caratterizzato dalla feroce competizione tra i paesi imperialisti occidentali per conquistare nuovi mercati e spartirsi il mondo, le borghesie imperialiste dei paesi europei strozzano le possibilità di espansione della borghesia ebraica che vedono concorrente. La borghesia ebraica, quindi, ha la necessità di accentrare e far fruttare i propri interessi capitalistici in luogo dove poterli tutelare: uno stato ebraico.
Da subito le potenze atlantiche si mostrarono favorevoli alle ideologie sioniste: la nascita di uno Stato ebraico in Palestina viene vista come una perfetta occasione per collocare un’avanguardia occidentale in una regione particolarmente appetitosa, sia dal punto di vista economico che geopolitico.
Vengono quindi favoriti la crescita e lo sviluppo del progetto sionista anche negli anni del protettorato britannico della Palestina e, una volta fondato ufficialmente lo Stato di Israele, la maggior parte dei fondi verranno principalmente dagli Stati Uniti.

Per decenni Israele è stato il maggior beneficiario degli aiuti statunitensi, raggiungendo la cifra di 121miliardi di dollari dal 1945 ad oggi, guadagnandosi la definizione di “portaerei degli Stati Uniti in Medioriente”.

Com’era ieri

I 160mila palestinesi che si ritrovarono nei territori occupati dallo Stato sionista, dopo la sua proclamazione ufficiale, vivono da subito una situazione di discriminazione sia politica che culturale. Anche la stampa è soggiogata al controllo e alla censura sionista, passando sotto l’arbitrario giudizio del ministro degli interni israeliano.
Le varie leggi promulgate fin da subito, mostrano l’intrinseco carattere razzista del nuovo Stato: creano una giurisdizione che permette a qualsiasi ebreo nel mondo di trasferirsi in Israele e riceverne la cittadinanza, mentre i profughi palestinesi vengono considerati clandestini.

nazismo sionismo

Nei primi anni vengono impunemente confiscate le terre ai palestinesi cacciati, ponendole sotto il controllo dello Stato di Israele, per poi varare ulteriori leggi che ne autorizzeranno la vendita solo agli ebrei (negli anni verranno approvate circa 34 leggi per l’esproprio della terra ai palestinesi).
Per incentivare la “purezza della razza” Israele vieta la residenza o la cittadinanza a palestinesi che siano sposati con israeliani e ai figli nati da questi matrimoni.
Questo fa capire come il chiaro intento del sionismo è non solo costruire uno Stato ebraico in Palestina, ma annientare completamente chi viveva prima su quella terra, fisicamente e culturalmente, con il chiaro tentativo di rimuoverne la memoria storica.

Com’è oggi

La storia di Israele è coerente con la sua fondazione. Il regime di apartheid imposto ai palestinesi rimasti nei territori conquistati nel 1948, l’occupazione militare della Cisgiordania e della Striscia di Gaza nel 1967, le guerre, gli interventi bellici, le operazioni dei servizi segreti a livello internazionale ed il supporto ai regimi reazionari di tutto il mondo hanno rappresentato la continuità dell’entità sionista con la sua fondazione.

La creazione dello Stato di Israele ha avuto ed ha come obiettivo la realizzazione di uno Stato ebraico etnicamente purificato. In nome di tale progetto, tutt’ora perpetuato, due terzi del popolo palestinese è stato cacciato dalla propria terra.
Oggi Israele ha occupato la maggior parte del territorio palestinese e, nelle zone non ufficialmente occupate, mantiene una situazione di controllo e repressione.

bambini israeliani
Indottrinamento all’uso delle armi

Vessazioni, carcerazioni arbitrarie, esecuzioni sommarie e bombardamenti sono la quotidianità che Israele impone al popolo palestinese, con l’unico scopo di ultimare il progetto sionista di un unico Stato confessionale ebraico in terra palestinese.
Tutto questo viene portato avanti grazie ad una ferrea militarizzazione della società, che viene impressa nella quotidianità degli israeliani, fin da quando sono piccoli. Finita la scuola superiore tutti i cittadini israeliani ebrei sono tenuti a prestare il servizio militare e l’obbligo riguarda anche chi vive all’estero o ha il doppio passaporto.

Una caratteristica peculiare dell’esercito israeliano è la figura dei riservisti: sono civili che possono essere richiamati nell’esercito anche una volta conclusa la leva e ad oggi sono circa 400 mila.
L’ampia partecipazione di “civili” alla difesa militare del paese è però un tratto distintivo e identitario della storia di Israele, sin dalla sua fondazione, permeando l’intera società di una mentalità a servizio della guerra e dell’esercito.

antisionismo-antisemitismo

Antisionismo non è Antisemitismo

Essere antisemiti significa sostenere una discriminazione contro a tutti quei popoli che parlano, o hanno parlato, lingue del ceppo semitico, tra gli altri anche gli arabi, e questo ovviamente non ci appartiene.
Essere antisionisti invece, significa opporsi a un’ideologia discriminatoria che legittima il progetto colonialista sulla terra palestinese; è un presupposto necessario per chiunque si rivendichi l’antirazzismo e l’antifascismo come valori imprescindibili di una società equa e giusta.

Il sionismo oggi non rappresenta solo il cane da guardia degli interessi Nato in Medio Oriente, ma è anche un modello politico, militare, securitario e repressivo che, dopo esser stato sperimentato sulla pelle del popolo palestinese, viene importato anche qui da noi.
Solo lottando per la fine dell’occupazione si può estirparlo alla radice.

Materiale utile per approfondire:


15 febbraio 2010, Muro in Palestina, Collettivo “Esistere è resistere”

CENNI STORICI SULLA NASCITA DEL MOVIMENTO SIONISTA DALLE ORIGINI ALLA NAKBA

Da “I Quaderni di Antitesi” N. 01:
SIONISMO: COS’È E PERCHÉ COMBATTERLO

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