Tra occupazione e lotta di liberazione

1897. Primo Congresso Sionista Mondiale, promosso da Herzl sulle basi del suo libro “Der Judenstaat”, che stabilisce la Palestina come terra dove insediare uno stato ebraico tramite la Colonizzazione.
1917. Con la Dichiarazione del Ministro Balfour, la Gran Bretagna legittima “le aspirazioni dell’ebraismo sionista” per la creazione di una nazione ebraica in terra di Palestina.
1920. La Società delle Nazioni, finita la Prima Guerra Mondiale, spartisce tra Francia e Gran Bretagna le province mediorientali dell’Impero Ottomano: viene così istituito il protettorato britannico in Palestina.
1920. Rivolte arabe contro l’istituzione del protettorato britannico in Palestina.
1929. Costituzione dell’Agenzia Ebraica per favorire l’immigrazione in Palestina e costituirvi colonie.
Gli ebrei in Palestina ammontano a 120.000 persone.
1936 – 1939. Uno sciopero di sei mesi contro l’occupazione britannica e la crescente immigrazione sionista segna l’inizio di una grande rivolta, che si trasforma in ribellione armata con il grande contributo di Izz al-Din al-Qassan.
1937. Nasce Irgun Zvai Leumi, responsabile di azioni terroristiche contro i palestinesi.
1939 – 1945. L’Agenzia Ebraica, in seguito allo sterminio nazista degli ebrei, organizza l’immigrazione clandestina di ebrei in Palestina, il cui numero raggiunge i 608.000.
1947. L’ONU emanano la Risoluzione 181 che prevede la divisione della Palestina in tre stati: uno stato ebraico sul 56% del territorio e uno stato palestinese sul territorio restante. Inoltre, è prevista una zona internazionale sotto l’amministrazione ONU che comprende Gerusalemme e Betlemme. I palestinesi rigettano la risoluzione, mentre i sionisti non ne sono soddisfatti.
1948. Nakba (catastrofe): viene proclamato unilateralmente lo stato di “Israele” e con esso scoppia il primo conflitto arabo-israeliano, che vedrà l’entità sionista prevalere su Siria, Egitto, Libano, Iraq e Transgiordania e occupare il 77% del territorio palestinese.
Più di 800 villaggi vengono rasi al suolo dai sionisti, 15.000 palestinesi vengono uccisi e più di 800.000 vengono espulsi con la forza dalle loro terre e costretti nei campi profughi dei paesi vicini.
Nasce la questione dei rifugiati e la rivendicazione del diritto al ritorno, riconosciuto anche dall’ONU con la Risoluzione 194.
1953. Dopo l’istituzione della Legge del Ritorno, gli ebrei salgono a 1.500.000 intensificando gli insediamenti violenti di nuove colonie.
1956. Secondo conflitto arabo-israeliano (Guerra di Suez): gli israeliani coadiuvati da britannici e francesi invadono l’Egitto compiendo numerosi massacri.
1964. Nasce l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).
1967. Nasce il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (FPLP).
1967. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU con la Risoluzione 242 chiede il ritiro di “Israele” dai territori occupati senza alcun riscontro.
1967. Terzo conflitto arabo-israeliano (Guerra dei sei giorni): “Israele” scatena una guerra lampo. Siria, Egitto e Giordania perdono rispettivamente le Alture del Golan, la Penisola del Sinai e la Cisgiordania.
1969. Nasce il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP).
1970. Dopo una serie di dirottamenti aerei il FPLP viene espulso dall’OLP.
”Settembre Nero”: Re Hussein di Giordania attacca la Resistenza Palestinese presente nel suo territorio, causando 4500 morti e 10000 feriti.
1972. Tre compagni giapponesi arruolati nella Resistenza Palestinese compiono un’azione all’aeroporto di Tel Aviv (28 morti e 90 feriti).
L’organizzazione palestinese “Settembre Nero” attacca la delegazione israeliana ai giochi olimpici di Monaco.
1973. Quarto conflitto arabo-israeliano (Guerra del Kippur): Egitto e Siria tentano di riconquistare i territori perduti nel ’67, fallendo.
1976. Una grande mobilitazione popolare di protesta contro una nuova confisca di terre palestinesi viene brutalmente repressa nel sangue: il 30 marzo viene istituita la “Giornata della terra”.
1978. Accordi di Camp David: “Israele” si ritira dal Sinai. L’Egitto riconosce “Israele”.
1978. “Israele” invade per una settimana il sud del Libano per cacciare i membri dell’OLP li presenti.
1980. “Israele” bombarda Beirut, un impianto nucleare iracheno e annette le Alture del Golan siriane.
1982. “Operazione Pace in Galilea”: i sionisti attaccano il Libano per eliminare l’OLP. Vi rimarranno per vent’anni causando tra le 30.000 e le 40.000 vittime palestinesi e libanesi. Si distingueranno anche per il massacro di Shabra e Chatila, dove i falangisti, appoggiati da “Israele” e dal ministro della difesa Ariel Sharon, massacrano la popolazione palestinese e libanese inerme. Durante questa occupazione nasce Hezbollah.
1982. Ondata di proteste in tutti i Territori Occupati in seguito all’assassinio di due palestinesi nella moschea della Roccia a Gerusalemme per mano di un soldato israeliano.
Attentato contro l’ambasciatore israeliano a Londra da parte del gruppo di Abu Nidal.
1986 – 1992. Prima Intifada, Intifada delle Pietre: scoppia la rivolta nella Striscia di Gaza che si estende in tutti i territori palestinesi. La goccia che fa traboccare il vaso, dopo vent’anni di occupazione, è l’assassinio di quattro palestinesi travolti da un automezzo israeliano. Alla fine, si conteranno 2000 palestinesi assassinati e 130 israeliani uccisi. In questo contesto nasce Hamas.
1988. L’OLP adotta ufficialmente la soluzione a due stati riconoscendo “Israele”.
1989 – 1994. Massacro nel villaggio palestinese di Nahalin.
Assassinio di numerosi esponenti della Resistenza Palestinese.
Un colono israeliano assassina 8 operai in attesa dell’autobus.
Deportazione di 417 palestinesi nel sud del libano accusati di appartenere a gruppi della Resistenza.
Offensiva israeliana nella fascia di sicurezza nel sud del Libano: 80 villaggi distrutti e migliaia di profughi.
Un commando di coloni ebrei compie un massacro durante la preghiera nella Tomba dei Patriarchi.
1990. Rivolta dei palestinesi in seguito alla posa della prima pietra per la ricostruzione del Terzo Tempio sulla spianata delle moschee da parte di un gruppo fondamentalista ebraico. L’intervento dell’esercito israeliano nella moschea di Al Aqsa causa decine di vittime.
1993 – 1995. Accordi di Oslo: nell’ottica “due popoli, due stati” inizia la collaborazione tra la neonata Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e lo stato sionista. Gli intenti pacificatori dell’accordo si riveleranno del tutto illusori vista l’ideologia profondamente razzista e colonizzatrice del sionismo che disattenderà ogni compromesso e che utilizzerà gli accordi al solo fine di sottomettere ai suoi interessi l’ANP.
1996 – 2000. “Operazione Furore”: l’esercito sionista attacca il sud del Libano nell’intento non riuscito di eliminare Hezbollah causando, 400.000 profughi.
1998. Accordi di Wye Planation: l’ANP può recuperare un 13% di territorio in Cisgiordania in cambio della repressione dei movimenti ostili allo stato sionista con supervisione della CIA. In seguito, il Consiglio Nazionale Palestinese alla presenza di Clinton abroga la clausola che prevede la distruzione di “Israele”.
2000. L’eroica Resistenza di palestinesi e libanesi fa ritirare l’esercito sionista dal sud del Libano.
2000 – 2005. Seconda Intifada, Intifada Al Aqsa: l’ipocrisia degli Accordi di Oslo si rivela alimentando la frustrazione tra il popolo palestinese. La visita di Sharon nella spianata delle moschee è l’ennesima provocazione che fa scoppiare la rivolta in tutti i territori palestinesi e nelle carceri, dando vita ad una lotta che durerà 4 anni. La Resistenza Palestinese provocherà gravi perdite nelle fila sioniste, tra cui il ministro del turismo Ze’Evi a opera del FPLP. I sionisti assassineranno 4000 palestinesi. Grazie all’Intifada l’entità sionista si ritira da Gaza.
2001-2005. In risposta allo scoppio dell’Intifada, l’esercito sionista attacca la Striscia di Gaza con l’utilizzo di elicotteri Apache e caccia F-16. L’entità sionista assassina più di 4.000 palestinesi, tra cui dirigenti della Resistenza, crea nuovi insediamenti, smembra ulteriormente i territori e le famiglie palestinesi e avvia la costruzione in Cisgiordania del Muro dell’Apartheid lungo 730 km.
2002. L’UE include diverse organizzazioni della Resistenza nella sua lista nera.
2006. Hamas vince le elezioni nella Striscia di Gaza a discapito di Fatah.
2006. L’entità sionista e l’Egitto dichiarano l’embargo sulla Striscia di Gaza dopo la vittoria elettorale di Hamas.
2008. “Operazione Piombo Fuso”: l’entità sionista invade Gaza e la bombarda per tre settimane con per colpire l’amministrazione di Hamas. Si contano 1.200 palestinesi assassinati e 13 sionisti uccisi.
2014. “Operazione Margine Protettivo”: in risposta al rapimento dei tre israeliani l’entità sionista prima bombarda e poi invade Gaza. L’attacco, durato 50 giorni, porta alla morte di 2.300 palestinesi, di cui 600 bambini, e di circa 70 sionisti.
2014. La Resistenza rapisce 3 israeliani e inizia un nuovo conflitto che porterà al lancio di 3000 missili dalla Striscia di Gaza e a 70 morti israeliani.
2015. “Intifada” dei coltelli: le continue colonizzazioni delle terre palestinesi e le continue provocazioni dell’esercito fanno scoppiare nuovamente un movimento diffuso contro l’occupazione, spesso a colpi di coltello.
2018. Grande Marcia del Ritorno: per il 70° anniversario della Nakba tutte le organizzazioni palestinesi organizzano una marcia popolare da Gaza verso i confini per rivendicare il Diritto al Ritorno.
La marcia ha un carattere pacifico e unitario.
2018. Nonostante la Marcia del Ritorno sia del tutto pacifica e disarmata, i sionisti rispondono col fuoco causando 305 morti e circa 15.000 feriti tra i palestinesi, di cui molti bambini.
2020. Accordi di Abramo: “Israele”, USA, Emirati Arabi Uniti e Bharein concordano una via di pacificazione e riconoscimento dello stato sionista.
2021. Gaza viene bombardata per 11 giorni.
7 Ottobre 2023. “Operazione diluvio di Al-Aqsa“: la Resistenza, in un delle più determinate ed eclatanti azioni, viola le difese sioniste causando la morte di circa 1200 sionisti e catturando circa 250 ostaggi. Nel conflitto, tutt’ora in corso, la Resistenza causa ulteriori 600 perdite all’esercito sionista. Nonostante l’enorme spargimento di sangue pagato dal popolo palestinese, l’obiettivo di piegare la sua Resistenza non è ancora stato raggiunto.
2023. In risposta all’attacco del 7 ottobre, l’entità sionista scatena una furia omicida senza precedenti: invade Gaza radendo al suolo scuole, ospedali, abitazioni in violazione di ogni diritto internazionale. Impedisce l’arrivo di aiuti umanitari, attacca e massacra operatori internazionali umanitari, assassina giornalisti. Un vero e proprio genocidio ai danni del popolo palestinese.
Ad oggi si contano più di 33.000 morti di cui più di un terzo bambini.